Il linguaggio del limite

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Dal linguaggio del limite si sviluppa una nuova narrativa del confine che plasma la nostra visione del mondo.

Il Covid 19 sta creando nuovi linguaggi e forme espressive. Il linguaggio del limite segna il passaggio dalla libertà sconfinata a una vita recintata anche nel nostro modo di comunicare.

I cambiamenti nel rapporto tra senso del limite, libertà e legittimazione di comportamenti individuali e collettivi si imprimono nel nostro modo di parlare. Dal linguaggio del limite si sviluppa una nuova narrativa del confine che plasma la nostra visione del mondo.

Coprifuoco, zona rossa, chiusure forzate, restrizioni agli spostamenti, limiti orari, quarantena, lock-down. Con le restrizioni legate al Covid 19, il linguaggio del limite si fa largo in un orizzonte mentale che sembrava avere ben pochi confini.

No limit, all you can eat, giga illimitati, mercato libero, duty free, all inclusive, programmi no stop, orario continuato, last minute. Molte espressioni della nostra quotidianità corrispondevano ad altrettanti rifiuti di limiti e imposizioni. La cultura e il linguaggio del tutto e subito, la società del “volere è potere” erano il nostro metro di misura principale.

Il limite per l’uomo e per la natura

In un tempo non troppo lontano, limiti e confini erano soprattutto ostacoli alla nostra libera espressione.

Ora limiti e confini sembrano essere lo scudo per proteggere quel che resta della nostra vita e della nostra libertà.

Da tempo sappiamo che senza limiti e confini alla nostra libertà di azione, l’ambiente procede rapido verso il collasso.

Ora siamo certi che restrizioni sempre più rigide al nostro agire accrescono la libertà di natura e animali.

Come se uomo e natura non fossero un’unica entità, ma realtà contrapposte in lotta per negoziare i reciproci confini.

Il limite come forma delle cose

Tutta la nostra vita e il nostro modo di vedere la realtà si articolano su limiti e confini e su quello che rappresentano per noi e per chi ci circonda.

Nel mondo greco classico, il senso del limite era legato al concetto di misura ed era un caposaldo delle teorie dei più grandi filosofi. Per Aristotele è proprio il confine tracciato dal limite a dare forma alle cose e a renderle quello che sono.

Ma cos’è oggi per noi il senso del limite e come si sta trasformando?

L’assenza di limiti come leva

Il limite è un concetto matematico e fisico prima ancora che sociale e culturale. Il superamento di un limite è legato a un altro concetto della fisica: quello di leva.

Fin dalla sua comparsa sulla terra, l’uomo si serve di leve per amplificare il suo potere e superare ostacoli e limiti naturali. Auto, aerei, dighe, tecnologia, finanza, ricerca scientifica sono tutte leve del potere umano.

Una leva è vantaggiosa se permette di equilibrare una forza resistente maggiore (resistenza) con una forza motrice (potenza) minore. In breve, una leva vantaggiosa può farci raggiungere un obiettivo con meno sforzo e in minor tempo.

E qui troviamo un elemento chiave con cui fare i conti: le forze che resistono alla nostra potenza. Una leva che non valuta bene la resistenza della forza che ha di fronte, può trasformarsi da trampolino di lancio in catapulta verso il caos. Un caos no stop, no limit, orario continuato.

È come se fossimo in un meccanismo di leve gigantesche che un giorno ci lancia in un mondo sconfinato e il giorno dopo ci sbalza in una gabbia senza chiave.

Il linguaggio del limite e la noiosa narrativa della moderazione

La narrativa dei piccoli passi con una crescita graduale e consapevole sembra non attrarci o convincerci fino in fondo. La visione d’insieme, la creazione di valore per noi stessi e per gli altri, la consapevolezza del legame tra tutte le forme di vita non hanno presa sufficiente su di noi. Né in passato né ora.

Il mondo in mano

Tutto e subito. Abbattiamo i muri. Superiamo i confini. Il mondo è nostro.

E poi all’improvviso… restrizioni globali a contatti e spostamenti. Il mondo è vietato. La realtà ci sfugge.

Vivere in un enorme flipper

Come un flipper impazzito, come il pendolo che si muove tra due estremi senza trovare mai il suo centro. Bianco o nero. Tutto o niente. Libertà di movimento totale o lock-down.

Il linguaggio mediano, la comunicazione di una realtà moderata, fatta di mezzi toni e sfumature non ci coinvolge. Siamo colpiti in via preferenziale da risultati ed eventi forti e rapidi. Nel bene e nel male.

Siamo colpiti e resi euforici da quella libertà sconfinata che in 4 ore ci permette di partecipare a una riunione dall’altra parte del continente e tornare a casa per cena.

Siamo colpiti e atterriti dal divieto che ci impedisce di uscire per una passeggiata oltre 1 km da casa.

Sembra proprio che ci piacciano le situazioni estreme. Forse perché per raggiungere luoghi e obiettivi, come specie, da sempre preferiamo le leve al cammino.

Ancora oggi, i predicatori dei piccoli passi, della moderazione nel linguaggio, nello stile di vita e nei consumi sono spesso percepiti come noiosi e poco affascinanti.

Alcuni di noi ne riconoscono il valore e provano a scimmiottarne i comportamenti, spesso con poco impegno e costanza.

La cultura dell’adrenalina: una vita al massimo

Moderazione, rispetto delle risorse, consumi consapevoli, produzione e alimentazione sostenibile. La narrativa dei moderati non sembra conciliabile con l’idea di un’esistenza da vivere al massimo, ricca di adrenalina.

L’adrenalina è un ormone, ma è anche una “droga” naturale che il nostro corpo produce in situazioni percepite come rischiose. Ci permette di prendere decisioni rapide senza riflettere troppo. Ci dà la sensazione di essere più forti e resistenti. Ma, come tutte le droghe, non si limita a darci sensazioni desiderabili ed effetti positivi.

Scariche acute di adrenalina ci aiutano ad affrontare meglio sfide circoscritte. Tuttavia, scariche costanti di adrenalina producono un altro ormone: il cortisolo. Il cortisolo danneggia lentamente il nostro corpo e la nostra capacità di far fronte alle situazioni.

Quell’equilibrio di forze che non riusciamo a comprendere e rispettare come esseri umani si esprime in modo automatico nella biologia che fa il suo corso. Fuori e dentro di noi.

Focus sul processo o focus sull’obiettivo: il dilemma

I processi biologici, fisici e geologici più radicali seguono percorsi e processi graduali e lenti. Per questo, quando ne vediamo il risultato finale è già tardi per intervenire. Ma di tempo e di possibilità di osservare, analizzare e capire ne abbiamo avuto.

In un mondo così veloce, siamo poco propensi a focalizzarci con consapevolezza sul processo e sulla concatenazione di cause ed effetti. Analizziamo e valutiamo solo lo stretto necessario per raggiungere il nostro nuovo obiettivo. Un farmaco più efficace, una nuova tecnologia, infrastrutture più avanzate.

Ma le leggi della natura se ne fregano da sempre di questa nostra incapacità di soffermarci sulle conseguenze delle nostre azioni. Se ne fregano della nostra pigrizia e sciatteria nel valutare tutte le fasi di ogni singolo percorso che intraprendiamo. O della nostra euforia del tutto e subito. Così come delle nostre drammatizzazioni e del “niente sarà più come prima”.

Un giorno siamo bambini eccitati in un enorme negozio di giocattoli in cui ci dicono che possiamo prendere tutto quello che vogliamo. Un attimo dopo siamo bambini frustrati e spaventati, rinchiusi nella loro cameretta a tempo indefinito.

La maturità dell’età adulta non ci sfiora nemmeno nel linguaggio che usiamo tutti i giorni. Perché il linguaggio della moderazione e della gradualità lo usiamo spesso per educare i piccoli della nostra specie, ma non per noi stessi.

Il desiderio di togliere di mezzo tutto ciò che ci limita ci ha portato a sbarazzarci anche delle nostre reti di protezione, dell’aria che respiriamo e del terreno sotto ai nostri piedi.

Come in un pendolo, siamo lanciati nella direzione opposta ai nostri sogni. In una realtà inversamente proporzionale ai nostri desideri senza limiti.

La misura dell’infinito

La misura dell'infinito

Ma io credo che la nostra vita sia ancora sconfinata. L’infinito è ancora a portata di mano. E le nostre possibilità sono ancora illimitate. Ma in un modo diverso da quello in cui le abbiamo concepite fino a oggi.

Forse ora le infinite possibilità di un’esistenza senza confini riposano in attesa della nostra attenzione. Ci attendono forse in quella terra di mezzo, nel mondo della consapevolezza e della gradualità di un cambiamento profondo.

In quella terra di mezzo che ancora non riusciamo a raggiungere e ad abitare. Persi come siamo tra la terra della libertà sconfinata e quella di una vita recintata.

Francesca Sorrentino

Sono affascinata dalla comunicazione a 360° e dal suo impatto sulla nostra comprensione della realtà e sulla nostra capacità di trasformarla. Content writer, digital creator, web editor e blogger: mi occupo di copywriting e content editing per diversi canali di comunicazione, con particolare attenzione al web e alle attività di ottimizzazione in ottica SEO. Web e content marketing sono infatti il fulcro del mio lavoro. Ma scrittura creativa e comunicazione online sono anche le mie grandi passioni, insieme al counseling e alla psicologia della comunicazione. Le competenze grafiche e la conoscenza approfondita di WordPress mi permettono inoltre di gestire progetti di comunicazione online e offline complessi, integrando comunicazione testuale e visiva.

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